CEMER - Centro Europeo per la Medicina e la Ricerca

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Ecografia del III trimestre

(da 26 settimane)

 Insieme all’ecografia del I trimestre e all’ecografia morfologica, l’ecografia del III trimestre fa parte delle ecografie di routine in gravidanza. Detta anche ecografia dell’accrescimento, si esegue a 32-34 settimane e permette di valutare la crescita ed il benessere del feto. Prima di iniziare l’esame è bene identificare l’epoca gestazionale sulla base dell’UM vera o ricostruita ecograficamente o sulla base di un’ecografia eseguita entro le 22 settimane, meglio se del I trimestre. In assenza di datazione, non sarà possibile datare la gravidanza sulla base dei dati biometrici rilevati nel III trimestre. Sarà utile, per questo, ripetere tale esame ogni 3 settimane circa per monitorare la curva di crescita fetale. La crescita fetale si valuta mediante il rilievo di alcune misure biometriche, il confronto delle stesse a curve di riferimento e la loro armonia.

Cosa si cerca?

  • la presenza dell’attività cardiaca e dei movimenti fetali,
  • la situazione e la presentazione fetale,
  • la localizzazione della placenta ed il suo grado di maturità (da 0 a III); soprattutto si valuta la distanza tra il lembo placentare inferiore e l’orificio uterino interno del collo dell’utero per escludere la condizione di “placenta previa”
  • la quantità di liquido amniotico (con eventuale calcolo dell’AFI se alla valutazione soggettiva risulta ridotto o aumentato).

Poi si valutano alcuni parametri biometrici di seguito indicati:

  • Estremo cefalico
    • Circonferenza cranica (HC)
    • Diametro bi parietale (BPD)
    • Diametro fronto-occipitale (OFD)
  • Circonferenza addominale (AC)
  • Ossa lunghe
    • Omero
    • Ulna
    • Radio
    • Femore
    • Tibia
    • Fibula

 

Da queste misurazioni si ottiene la stima del peso fetale ovvero il peso fetale con un errore del ± 10%. Tale errore può essere maggiore quando non sia possibile rilevare le misure in modo ottimale (es.: in presenza di scarso liquido amniotico, per posizioni sfavorevoli fetali, per obesità materna, per la localizzazione anteriore della placenta, per fibromiomatosi, ecc.).

  • Si va, inoltre a valutare la morfologia fetale indagabile a tale epoca. Chiaramente non sarà possibile una valutazione morfologica dettagliata come a 20-22 settimane per una serie di fattori limitanti l’esame come la maggiore presenza di coni d’ombra per la mineralizzazione ossea, le dimensioni fetali, la quantità di liquido amniotico ecc. La ricerca di malformazioni fetali non è un obiettivo dell’ecografia del III trimestre. Si possono, ad ogni modo, escludere le cosiddette patologie “evolutive” ovvero quelle patologie che a 20-22 settimane non sono sospettabili, poiché, per loro natura, richiedono tempo per rendersi manifeste e quindi si riescono ad identificare tardivamente nel corso delle settimane e a volte anche solo dopo la nascita. Gli organi/apparati maggiormente soggetti a sviluppare patologie evolutive sono l’encefalo, il sistema scheletrico, i reni, i polmoni, il cuore, apparato gastro-intestinale. In particolare, nell’ecografia del III trimestre occorre includere la valutazione di: ventricoli cerebrali, 4-camere, stomaco, reni, vescica.
  • Flussimetria Doppler fetale: per valutare il benessere fetale o eventuali adattamenti emodinamici del feto a situazioni sfavorevoli a rischio di ipossia (es. ipertensione materna, iposviluppo fetale ecc…).
  • Flussimetria Doppler utero-placentare: per monitorare i casi di insufficienza placentare già identificati in occasione di precedenti controlli e predisposti, nel corso delle settimane, allo sviluppo di ipertensione materna, preeclampsia/eclampsia, iposviluppo fetale ecc. ma anche sulle pazienti a basso rischio poiché, a volte, anche in presenza di normale pattern flussimetrico è possibile osservare lo sviluppo di una “gestosi” (le pazienti a basso rischio hanno un rischio appunto “basso” ma mai “nullo”!)
  • cervicometria (per via transvaginale) per valutare il rischio di parto pretermine mediante la misura della lunghezza del canale cervicale e per valutare la distanza tra lembo inferiore della placenta e orificio uterino interno escludendo la condizione di placenta previa.