CEMER - Centro Europeo per la Medicina e la Ricerca

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EcoDoppler Materno-Fetale

La tecnologia Doppler è stata applicata alla diagnostica per immagini in campo ostetrico già dalla fine degli anni ’70, per valutare l’emodinamica fetale e placentare e, attualmente, è il sistema più utilizzato per valutare i processi fisiopatologici alla base di alcune condizioni patologiche che mettono a rischio la madre e il feto. In medicina perinatale, la tecnologia Doppler permette di valutare le modifiche emodinamiche in corso di patologie che comportano un’alterazione degli scambi metabolici e gassosi tra madre e feto per anomala funzionalità della placenta e consente di capire la fisiopatologia degli adattamenti del feto a tali condizioni fino allo scompenso fetale.

In particolare, la valutazione Doppler placentare rappresenta uno screening per le anomalie di placentazione e le relative complicanze (pre-eclampsia, iposviluppo fetale e morte perinatale) mentre la valutazione Doppler fetale permette di studiare la fisiopatologia di molte gravidanze patologiche e ottimizzarne il management.

Una corretta e riproducibile valutazione Doppler di un qualsiasi distretto vascolare prevede il rispetto di alcuni accorgimenti tecnici:

  • adeguato zoom dell’area di interesse
    • applicazione del color Doppler
      • adeguato restringimento del color box
      • aggiustamento della velocità
    • applicazione del Doppler pulsato
      • adeguare il gate al calibro del vaso da campionare
      • aggiustamento della velocità
      • aggiustamento del filtro

Si osserva, poi, il pattern flussimetrico in assenza di movimenti fetali corporei o respiratori e si documenta un tratto in cui ci siano almeno tre onde uniformi.

Per valutare l’impedenza al flusso occorre ottenere un pattern flussimetrico continuo e tracciarlo dall’inizio di un’onda fino all’inizio della successiva. Per i vasi arteriosi, può essere utilizzato il tracciato automatico mentre per i vasi venosi, dato che l’onda trifasica non viene adeguatamente analizzata, si esegue la traccia manuale. Ad ogni modo, sia per i vasi arteriosi che venosi, si calcola il PI (pulsatility index) e si confronta con i valori di riferimento.

In presenza di circolazione iperdinamica fetale (es.: nell’anemia fetale) si calcola il PSV (peak systolic velocity: punto più alto dell’onda Doppler).

Doppler arterioso

Le caratteristiche dell’onda arteriosa e le sue velocità sistolica e diastolica dipendono dalla pressione e dalle resistenze vascolari.

Le resistenze vascolari possono alterarsi per delle modifiche del tono vascolare (dovute ad autoregolazione come per esempio nell’arteria cerebrale media o a vasocostrizione come per esempio nel dotto arterioso per effetto dell’indometacina) o per modifiche strutturali del vaso (per esempio nelle arterie uterine o nelle arterie ombelicali nei difetti di placentazione).

I flussi arteriosi sono caratterizzati da due componenti determinate dalle fasi della dinamica ventricolare, sistole e diastole.

Doppler venoso

Il dotto venoso, la vena cava inferiore e la vena ombelicale rappresentano i distretti venosi fetali di maggior interesse ed utilità clinica poiché danno informazioni sulla funzionalità cardiaca. Il loro profilo flussimetrico è caratterizzato da un’onda trifasica data dai mutamenti di flusso indotti dalle variazioni pressorie legate alla dinamica cardiaca sia atriale che ventricolare. Le tre fasi dell’onda venosa sono rappresentate, in ordine, da un picco sistolico (fase S, dovuto alla contrazione ventricolare), da un picco diastolico (fase D, dovuto alla diastole “precoce” ventricolare) e dalla contrazione atriale (fase A, detta anche diastole “tardiva”).

Doppler placentare

La placenta è costituita da due compartimenti:

  1. materno, valutato con il Doppler delle arterie uterine
  2. fetale, valutato con il Doppler delle arterie ombelicali


Fisiologicamente, con l’avanzare della gestazione si hanno delle modifiche strutturali a carico della vascolarizzazione che determinano una riduzione del PI e, in particolare:

  1. nelle arterie uterine: aumento del flusso diastolico e scomparsa dell’incisura protodiastolica (notch)
  2. nelle arterie ombelicali: comparsa delle velocità di fine diastole


Al contrario, quando sussiste un difetto di placentazione (alterata invasione trofoblastica delle arterie spirali materne) si ha:

  1. nelle arterie uterine: aumento delle resistenze e persistenza del notch protodiastolico
  2. nelle arterie ombelicali: per percentuali crescenti di circolazione difettosa:
  • 30%: aumento del PI
  • 50%: flusso assente a fine diastole
  • 70%: flusso reverse a fine diastole

con rischio crescente di ipossiemia o acidemia/ipercarbossiemia.